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24 gennaio 2018

Contributi alla lotta contro le frontiere


Riceviamo e diffondiamo:

Lipsia, Germania – Attacco contro l’ufficio stranieri contro il razzismo strutturale e le prigioni per migranti in Libia

Lipsia (Leipzig), 18 dicembre 2017
Per l’odierna ‚giornata internazionale contro la guerra ax profughx‘ abbiamo attaccato l’ufficio stranieri a Lipsia come simbolo per il razzismo strutturale contro migranti. Abbiamo abbellito la facciata e lasciato alcune ammaccature ai vetri.
La Libia serve da usciera all’EU. Con degli accordi bilaterali il regime in loco ha ottenuto delle donazioni per impedire la migrazione verso l’Europa: cifre cospicue, materiali e contratti per la formazione della polizia e dei militari in scambio allo spostamento di fatto nel Nordafrica dei confini esterni europei. La schiavizzazione, lo stupro, la tortura, la tratta degli schiavi e gli assassinii, per esempio da parte della guardia costiera libica, sono tacitamente approvati e in parte attivamente sostenuti.
Attenendoci a una dichiarazione della Black Community Deutschland (Berlino, 25 novembre 2017) vogliamo affermare ed esigere:
-Condanniamo con il massimo rigore la schiavizzazione, lo stupro, l’omicidio, la tortura, la tratta degli schiavi e l’imprigionamento di migranti.
-Visto che agiscono su ordine dell’EU che nel quadro della propria politica razzista d’isolamento paga milioni ai governi e alle milizie nordafricane affinché impediscano ax profughx africanx di venire in Europa, gli Stati NATO ed EU come la repubblica federale tedesca, la Francia, l’Italia e l’Inghilterra sono causa e complici della schiavizzazione delle persone in Libia.
-Chiediamo l’eliminazione dei meccanismi razzisti di isolamento e d’intimidazione contro lx profughx e migranti sia a livello EU (come Frontex, l’accordo di Dublino, ecc.) sia nei rispettivi paesi EU.
-Qui si deve sottolineare che ogni forma attuale di schiavizzazione di gente di colore ricordano che la supremazia bianca ed egemonia occidentale si basa sul genocidio, sulla deportazione e schiavizzazione e sulle strutture coloniali e che i paesi occidentali non hanno ancora rivisto criticamente questa storia criminale. Ecco perché incitiamo i paesi occidentali ad assumersi la responsabilità del riconoscimento dei propri crimini contro la gente di colore africana e di tutto il mondo e del pagamento delle riparazioni e di risarcimento.
-Ci dichiariamo solidali con il miglioramento, l’intensificazione e l’accelerazione della lotta di liberazione totale e completa dell’Africa. Che deve succedere ad ogni livello: politico, economico, militare, istituzionale, culturale, scientifico, tecnologico, religioso, spirituale, ecc. Per questo dobbiamo uscire subito dai trattati, dalle strutture ed istituzioni bilaterali che ci mantengono prigionierx e ci consegnano irrimediabilmente ai nostri sfruttatori, schiavisti, stupratori ed oppressori.
La dichiarazione l’abbiamo in parte leggermente cambiata ed accorciata in alcune parti.
Originale: http://thevoiceforum.org/node/4420
Freedom of Movement!
Francia – La lotta contro la macchina delle espulsioni a processo
Mercoledì 31 gennaio 2018 alle 13.30, sette compagni andranno a processo a Parigi alla sedicesima camera del tribunale penale. Due sono accusati di aver “volontariamente rovinato o deteriorato dei locali della società Air France”. Un altro è accusato di “aver volontariamente rovinato o deteriorato dei locali della SNCF e della Bouygues Telecom”, e tutti sono accusati di aver rifiutato di consegnare il loro DNA e i loro dati (e quattro di loro sono in processo solo per questo).
Queste brevi ostili visite di una trentina di sconosciuti presso i locali dell’Air France alla Bastiglia poi quelli della SNCF a Jourdain sono avvenute in pieno giorno, il 17 marzo 2010, qualche ora dopo la condanna di 16 sans papiers ad alcuni anni di prigione per l’incendio del centro di detenzione a Vincennes. Queste azioni fanno parte di una lotta più ampia, quella contro la macchina che seleziona, reclude ed espelle gli indesiderabili, accompagnate in questi anni da ondate di sabotaggi contro una parte dei suoi numerosi ingranaggi. Poco meno di otto anni dopo i fatti gestiti dalla 36° sezione anti-terroristica di Quai de Orfevres, lo Stato non dimentica, e va bene, perché neanche noi!
La SNCF è ancora una zelante aiutante del Ministero dell’Interno a Ventimiglia come altrove, e la Bouygues si continua ad arricchire sull’isolamento e la reclusione; Air France continua la sua collaborazione con le deportazioni forzate e a volte assassine (l’ultimo morto è stato un algerino di 34 anni espulso sul volo Air France Copenaghen-Parigi lo scorso 22 novembre), gli indesiderabili “sans papiers” o “rifugiati” vengono ancora braccati, picchiati, umiliati ed espulsi tutti i giorni sotto i nostri occhi nelle strade di Parigi come a Calais, e il Mediterraneo è sempre pieno di cadaveri la cui colpa è quella di non avere un pezzo di carta.
Inoltre, lo Stato si prepara sin da ora a espellere in massa molti di coloro che grazie al proprio coraggio e determinazione negli ultimi anni sono riusciti a passare tra le maglie della rete. Il disegno di legge sull’immigrazione che verrà esaminato a partire da aprile, prevede il raddoppiamento del periodo di detenzione fino a 105 giorni (in caso di rifiuto dell’espulsione) grazie alla costruzione di 400 posti in più nei centri di detenzione per gli stranieri senza documenti (CRA) o fino a 24 ore di “detenzione amministrativa” in caso di controllo per strada o sui mezzi di trasporto per i possessori di una carta di soggiorno. Già dal 12 dicembre la circolare Collomb aveva dato il via alla creazione di una squadra mobile specializzata nello smistamento dei rifugiati all’interno delle strutture ricettive, aumentando la frequenza di voli speciali privati e charter per sostenere l’Air France.
Perché oltre le sette nuove persone che lo Stato ha deciso di rimandare faticosamente in tribunale dopo anni di istruttoria (altri tre sono già stati condannati nel giugno 2017 a 4 mesi con la sospensiva per “concorso in devastazione” in un’altra sezione delle indagini) è un’intera lotta a essere messa sotto processo: quella contro la macchina delle espulsioni che, dal 2006 al 2011, ha colpito centinaia di obbiettivi in modi diversi, dal fuoco al martello, il sabotaggio con l’acido o con la colla, senza contare le passeggiate selvagge, gli attacchinaggi, la distribuzione di volantini e altre iniziative in strada. Una lotta senza soggetto o centro politico, che propone a tutti l’auto-organizzazione senza mediazione e l’azione diretta e diffusa partendo da un punto specifico di conflittualità, una lotta in nome della “libertà per tutte e tutti, con o senza documenti”!
Quindi è anche questo modo di lottare e auto-organizzarsi nell’ambito della guerra sociale che verrà giudicato, un modo senza partiti o sindacati in cui ci mettiamo in gioco in prima persona per agire direttamente contro tutto ciò che ci opprime, dai confini alla detenzione, dal controllo sociale alle guerre tecnologiche, dallo sfruttamento a tutte le forme di controllo, un modo che oggi è importante più che mai per porre fine al vecchio mondo dell’autorità.
Nemici di tutte le frontiere