Attacchiamo i padroni (prima gli italiani)
Guerra all'esterno e militarizzazione della società segnano sempre di più il nostro presente. Per mantenere pacificate le “retrovie” mentre governi e multinazionali si lanciano nel saccheggio dell'Africa come prolungamento della loro concorrenza in Europa, i padroni soffiano sul vento razzista della guerra fra poveri. Vento che alimenta la proliferazione dei gruppi neofascisti, sempre più legittimati e protetti.
Il governo italiano finanzia i campi di concentramento in Libia e le milizie che li gestiscono, l'ENI e le altre imprese di bandiera cercano di preservare e allargare i loro affari, ricorrendo a qualunque signoria della guerra locale, jihadisti compresi. Intanto il capitale locale, con l'individuazione di nuove sacche di gas, riapre scenari con Paesi direttamente coinvolti nella guerra di Siria, facendo presagire un ruolo ancor più incisivo della Turchia nel contenimento dei profughi, nonché di Israele come cane da guardia del Mediterraneo.
La manodopera di emigrati provenienti da terre depredate assicura un esercito di lavoratori e lavoratrici sotto ricatto e terrore, garantisce profitti a basso costo e rende possibile assoggettare anche i proletari indigeni a condizioni di vita sempre più precarie.
Il razzismo di Stato afferma apertamente che per salvare la democrazia bisogna rinchiudere i migranti a casa loro (eccezion fatta per quelli da selezionare per il capitalismo nostrano).
Mentre la politica internazionale di rapina sversa anche qui i suoi prodotti, dallo sfruttamento alle devastazioni ambientali (vedi TAP), in Niger si allarga il conflitto sociale contro le missioni occidentali.
È sempre più urgente confrontarci sul tempo che fa, rilanciare la pratica della solidarietà internazionalista e schierarsi con le ragioni di chi lotta contro il colonialismo italiano.
Per questo invitiamo tutte e tutti coloro che vogliono riaprire il conflitto sociale fuori e contro ogni compatibilità istituzionale, a due iniziative che si terranno a Milano.
Sabato 21 aprile: assemblea pubblica
ore 14,00
con interventi di analisi sulle "missioni" in Libia e in Niger e sulle loro ricadute qui, su alcune esperienze di resistenza in corso e su prospettive di lotta internazionale
Sabato 5 maggio: Corteo
ore 15,00, davanti alla stazione centrale
contro l'ENI, le sue devastazioni e le sue guerre
Il corteo terminerà in via Imbonati angolo via Bovio